Codice di Procedura Penale art. 474 - Assistenza dell'imputato all'udienza.Assistenza dell'imputato all'udienza. 1. L'imputato assiste all'udienza libero nella persona, anche se detenuto, salvo che in questo caso siano necessarie cautele per prevenire il pericolo di fuga o di violenza [146-bis att.]. 1-bis. Il giudice, sentite le parti, dispone con ordinanza l'impiego delle cautele di cui al comma 1. E' comunque garantito il diritto dell'imputato e del difensore di consultarsi riservatamente, anche attraverso l'impiego di strumenti tecnici idonei, ove disponibili. L'ordinanza è revocata con le medesime forme quando sono cessati i motivi del provvedimento1. [1] Comma aggiunto dall'articolo 4, comma 1, lett. d), del d.lgs. 8 novembre 2021, n. 188. InquadramentoL'art. 14, comma 3, lett. d), del Patto intern. dir. civ. e pol. sancisce il diritto di ogni individuo ad essere presente nel processo. L'art. 474, recependo tale indicazione, specifica che l'imputato, anche se detenuto, assiste all'udienza libero nella persona, sedendo al fianco del proprio difensore, salvo che siano necessarie cautele per prevenire il pericolo di fuga o di violenza (la cui adozione rientra nella competenza del presidente del collegio o del giudice monocratico e, in loro assenza, del p.m., costituendo manifestazioni del generale potere di disciplina dell'udienza: cfr. art. 470), per l'adozione delle quali deve ritenersi necessaria l'effettività concreta del pericolo di fuga o di violenza, al cui grado potrà essere commisurata l'afflittività della necessaria cautela (cfr. anche art. 146 disp. att.). Attraverso la previsione della « libera » assistenza in aula, si vuol garantire all'imputato l'esercizio del diritto di difesa, evitando possibili coercizioni fisiche, od anche soltanto psicologiche, ed ogni restrizione della possibilità di rendere spontanee dichiarazioni o, comunque, di un'efficace autodifesa (le cui potenzialità sono state incisivamente rafforzate dal nuovo art. 111, comma 3, Cost.), che potrebbero derivare dall'assistenza in vinculis. Il nuovo comma 1- bis .L'articolo 4, comma 1, lett. d), d.lgs. 8 novembre 2021, n. 188 ha inserito nell'art. 474 un nuovo comma 1-bis, che, al fine di rafforzare la tutela del diritto dell'imputato di presenziare al processo che si svolge a suo carico: – stabilisce che l'adozione (ai sensi del comma 1) di cautele finalizzate ad impedire che l'imputato detenuto sia dia alla fuga o ponga in essere atti di violenza, abbia luogo dopo aver sentito le parti e con provvedimento che assume la forma dell'ordinanza: in difetto della previsione di uno specifico mezzo di impugnazione, detta ordinanza – ove ne sia conseguito un pregiudizio per l'utile espletamento del diritto di difesa – andrà impugnata unitamente alla sentenza che conclude il grado di giudizio; – prevede che, pur in presenza dell'adozione delle predette cautele, resta garantito il diritto dell'imputato e del difensore di consultarsi riservatamente: a tal fine, andranno adoperati i rimedi idonei, anche attraverso l'impiego di strumenti tecnici idonei, ove disponibili. La predetta ordinanza va revocata (con le medesime forme procedimentali, e quindi con ordinanza emessa sentite le parti) quando sono venute meno le esigenze che avevano inizialmente legittimato l'imposizione delle predette cautele; in presenza della mera attenuazione delle predette esigenze, l'ordinanza è modificabile. CasisticaLa giurisprudenza ha ritenuto che, a norma dell'art. 474, il giudice, in presenza di pericolo di fuga o di violenza, dispone che la presenza dell'imputato al dibattimento sia diversamente regolata. La violazione di tale norma, che disciplina il potere di polizia dell'udienza spettante al giudice, risulta priva di una specifica sanzione processuale, in virtù del principio di tassatività delle cause di nullità (art. 177); ne consegue che l'ordinanza dibattimentale con la quale il giudice dispone la presenza in aula della parte privata in posizione diversa da quella prevista dall'art. 146 disp. att. c.p.p., può essere anche sommariamente motivata, essendo sempre direttamente riferibile al potere del giudice di regolamentare il corretto svolgimento dell'udienza in presenza dei motivi indicati dall'art. 474.; si è precisato che detta situazione, contrariamente a quanto ipotizzato dal ricorrente, « non incide sul diritto di difesa, sub specie della mancata assistenza difensiva dell'imputato ex art. 178 lett. c), atteso che il medesimo non è denegato, né subisce alcuna restrizione sol perché la parte privata non siede al fianco del proprio difensore ma in altra parte dell'aula dibattimentale: situazione che, di per se stessa, non ostacola in alcun modo il dialogo tra la medesima e il proprio difensore, ogni qual volta se ne presenti la necessità, e ne consente, sempre, lo svolgimento con la necessaria riservatezza » (Cass. I, n. 14582/1999: in applicazione del principio, la S.C. ha escluso la configurabilità di violazioni degli artt. 178, comma 1, lett. c), e 146 disp. att., in riferimento ad una ordinanza dibattimentale che si assumeva immotivata, con la quale era stata rigettata l'istanza difensiva di far sedere l'imputato appellante presso il proprio difensore, invece che farlo rimanere all'interno della gabbia esistente in aula, in tal modo asseritamente privando l'imputato dell'effettiva assistenza difensiva, per avere impedito l'immediata consultazione tra difensore e difeso; conforme, Cass. IV, n. 13208/2005). In tema di partecipazione al dibattimento, si è anche ritenuto che la detenzione in un istituto penitenziario prossimo al luogo di celebrazione del dibattimento non costituisce un diritto dell'imputato e neppure una situazione giuridicamente apprezzabile ai fini della regolarità del giudizio (Cass. I, n. 34224/2005: fattispecie nella quale la S.C. ha sottolineato che nessuna richiesta in tal senso era stata formulata dall'imputato, rinunciante a comparire, e che ad escludere la lesione del diritto di difesa dedotta dal ricorrente concorreva la circostanza che, in linea di principio, le spese di spostamento del difensore per conferire con l'assistito sono, in caso di ammissione al patrocinio a spese dello Stato, rimborsabili). Le deroghe previste dalla normativa speciale emanata per fronteggiare l’emergenza da COVID-19L'art. 83, comma 12, d.l. n. 18 del 2020, convertito (in parte qua senza modifiche) in l. n. 27 del 2000, dispone che, ferma l'applicazione dell'articolo 472, comma 3, c.p.p., dal 9 marzo al 30 giugno 2020, la partecipazione a qualsiasi udienza delle persone detenute, internate o in stato di custodia cautelare è assicurata, ove possibile, mediante videoconferenze o con collegamenti da remoto individuati e regolati con provvedimento del Direttore generale dei sistemi informativi e automatizzati del Ministero della giustizia, applicate, in quanto compatibili, le disposizioni di cui ai commi 3, 4 e 5 dell'articolo 146-bis del decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271. L'art. 3 d.l. n. 28 del 2020ha differito la scadenza del predetto termine fino al 31 luglio 2020. L'art. 83, comma 12-bis, l. n. 27 del 2000, prevede, inoltre, che « Fermo quanto previsto dal comma 12, dal 9 marzo 2020 al 30 giugno 2020 le udienze penali che non richiedono la partecipazione di soggetti diversi dal pubblico ministero, dalle parti private e dai rispettivi difensori, dagli ausiliari del giudice, da ufficiali o agenti di polizia giudiziaria, da interpreti, consulenti o periti possono essere tenute mediante collegamenti da remoto individuati e regolati con provvedimento del direttore generale dei sistemi informativi e automatizzati del Ministero della giustizia. Lo svolgimento dell'udienza avviene con modalità idonee a salvaguardare il contraddittorio e l'effettiva partecipazione delle parti. Prima dell'udienza il giudice fa comunicare ai difensori delle parti, al pubblico ministero e agli altri soggetti di cui è prevista la partecipazione giorno, ora e modalità del collegamento. I difensori attestano l'identità dei soggetti assistiti, i quali, se liberi o sottoposti a misure cautelari diverse dalla custodia in carcere, partecipano all'udienza solo dalla medesima postazione da cui si collega il difensore. In caso di custodia dell'arrestato o del fermato in uno dei luoghi indicati dall'articolo 284, comma 1, del codice di procedura penale, la persona arrestata o fermata e il difensore possono partecipare all'udienza di convalida da remoto anche dal più vicino ufficio della polizia giudiziaria attrezzato per la videoconferenza, quando disponibile. In tal caso, l'identità della persona arrestata o formata è accertata dall'ufficiale di polizia giudiziaria presente. L'ausiliario del giudice partecipa all'udienza dall'ufficio giudiziario e dà atto nel verbale d'udienza delle modalità di collegamento da remoto utilizzate, delle modalità con cui si accerta l'identità dei soggetti partecipanti e di tutte le ulteriori operazioni, nonché dell'impossibilità dei soggetti non presenti fisicamente di sottoscrivere il verbale, ai sensi dell'articolo 137, comma 2, del codice di procedura penale, o di vistarlo, ai sensi dell'articolo 483, comma 1, del codice di procedura penale . L'art. 3 d.l. n. 28 del 2020, n. 28 al comma 12-bis ha aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Fermo quanto previsto dal comma 12, le disposizioni di cui al presente comma non si applicano, salvo che le parti vi acconsentano, alle udienze di discussione finale, in pubblica udienza o in camera di consiglio e a quelle nelle quali devono essere esaminati testimoni, parti, consulenti o periti.» Anche la scadenza fissata dal comma 12-bis al 30 giugno doveva ritenersi differita, in forza dell'art. 3 d.l. n. 28 del 2020, fino al 31 luglio 2020.
Il citato articolo 3 del decreto legge n. 28 del 2020è stato convertito dalla legge n. 70 del 2020 apportando le seguenti modificazioni: – al comma 1, dopo la lettera b), è inserita la seguente: «b-bis) al comma 6, primo periodo, le parole: “31 luglio 2020” sono sostituite dalle seguenti: “30 giugno 2020”»; – la lettera c) è sostituita dalla seguente: «c) al comma 7, lettera f), secondo periodo, dopo le parole: “l'effettiva partecipazione delle parti” sono aggiunte le seguenti”: il luogo posto nell'ufficio giudiziario da cui il magistrato si collega con gli avvocati, le parti ed il personale addetto è considerato aula d'udienza a tutti gli effetti di legge»”; – la lettera i) (a norma della quale, ovunque ricorrevano, nell'articolo 1 le parole «30 giugno 2020» erano state sostituite dalle seguenti: «31 luglio 2020») è soppressa. L'art. 1, comma 2, della legge di conversione n. 70 del 2020stabilisce che restano validi gli atti e i provvedimenti adottati e sono fatti salvi gli effetti prodottisi e i rapporti giuridici sorti sulla base dell'articolo 3, comma 1, lettera i), del decreto-legge 30 aprile 2020, n. 28 (a norma del quale, ovunque ricorrevano nell'articolo 83 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, le parole «30 giugno 2020» erano sostituite dalle parole «31 luglio 2020»). Successivamente, per fronteggiare la “nuova” emergenza COVID-19 nel settore giustizia, gli artt. 23 e ss. d.l. 28 ottobre 2020, n. 137 hanno dettato una serie di “ulteriori” disposizioni; quelle di rilievo penale sono concentrate essenzialmente nell'art. 23, il cui comma 1 attribuisce alle emanande disposizioni, contenute nei commi da 2 a 9, efficacia temporale limitata, a partire dal 29 ottobre 2020 (data di entrata in vigore del d.l., coincidente con il giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale, secondo quanto stabilito dall'art. 35 dello stesso d.l.) fino alla scadenza del termine di cui all'art. 1 d.l. n. 19 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla l. n. 35 del 2020: trattasi della data di (all'epoca auspicata) cessazione dello stato di emergenza dichiarato con delibera del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020, inizialmente fissata al 31 luglio 2020, ma successivamente prorogata dall'art. 1, comma 1, lett. a), d.l. n. 248 del 2020, al 31 gennaio 2021. Continuavano a trovare applicazione, ove non espressamente derogate dalle disposizioni contenute nell'art. 23, le disposizioni di cui all'art. 221 d.l. n. 34 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla l. n. 77 del 2020 (ovvero le modifiche all'art. 83 d.l. n. 18 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla l. n. 27 del 2020, e le ulteriori disposizioni in materia di processo civile e penale, cui si rinvia), alle quali andava, quindi, riconosciuto carattere generale: queste ultime sono, quindi, risultate vigenti: – dal 29 ottobre 2020 al 31 gennaio 2021, se ed in quanto non derogate dalle disposizioni dettate dall'art. 23 d.l. n. 137 del 2020 (o comunque con esse non incompatibili); – pienamente, a partire dal 1° febbraio 2021. Il comma 4 dell'art. 23 ha stabilito che la partecipazione a qualsiasi udienza (dibattimentale o camerale) delle persone detenute, internate, in stato di custodia cautelare, fermate o arrestate, “è assicurata, ove possibile” mediante videoconferenze o con collegamenti da remoto. La disposizione, diversamente da quella di cui al comma 3, non attribuiva al giudice alcun potere discrezionale: ne consegue che la partecipazione alle udienze dei soggetti indicati dal comma 4 non poteva mai aver luogo “in presenza”, sempre che risultasse possibile procedere in videoconferenza o, comunque, da remoto. È,infine, stato temporaneamente (ovvero fino a quando il d.l. n. 137 del 2020 sarà vigente) abrogato il comma 9 dell'art. 221 d.l. n. 34 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla l. n. 77 del 2020. L'art. 16 del d.l. 30/12/2021, n. 228, convertito con modificazioni dalla legge n. 15 del 25/02/2022, ha successivamente disposto che la predetta normativa eccezionale continuava ad applicarsi fino alla data del 31 dicembre 2022. Le nuove disposizioni in tema di partecipazione a distanza introdotte dalla c.d. “Riforma Cartabia”. RinvioSi rinvia in proposito sub artt. 133-bis e seguenti. BibliografiaAprile- Silvestri, Il giudizio dibattimentale, Milano, 2006; Beltrani, Il dibattimento penale monocratico, Torino, 2003; D'Andria, Sub art. 474, in Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e di dottrina, diretta da Lattanzi- Lupo, VI, Agg. 2003-2007, (artt. 465-567), a cura di D'Andria-Fidelbo-Gallucci, Milano, 2008, 37; Plotino, Il dibattimento nel nuovo codice di procedura penale, Milano, 1996; Rivello, Il dibattimento nel processo penale, Torino, 1997. |